Sismabonus all’edilizia residenziale pubblica
Sismabonus allargato all’edilizia residenziale pubblica
Lo annuncia il ministro Delrio. Una ricerca di Federcasa dice che il 40% degli edifici pubblici italiani non sono conformi alle normative antisismiche.
Dopo le calamità che hanno colpito nell’ultimo anno il nostro Paese, il tema del rischio sismico legato agli edifici è diventato di primaria importanza. Non a caso, da qualche mese sono in vigore le linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni, che consentono di attivare il Sisma Bonus, ovvero lo strumento di incentivo fiscale alla messa in sicurezza sismica degli edifici introdotto dalla Legge di Stabilità 2017. Con una serie di aggiornamenti, non più tardi di due settimane fa, il Ministero delle Infrastrutture ha fornito alcuni importanti chiarimenti sul sismabonus anche per le attività produttive e gli immobili privati, riconoscendo la detrazione per lavori di miglioramento sismico anche per l’immobile dove viene esercitata l’attività produttiva.
Le agevolazioni riguardano gli interventi effettuati a partire dal 1° gennaio 2017: per quelli eseguiti precedentemente, la detrazione è possibile solo se l’immobile costituisce l’abitazione principale e si trova nelle zone di rischio sismico 1 (maggiore pericolosità) o 2 (alta pericolosità). L’efficacia degli interventi è attestata dai professionisti, iscritti agli ordino o ai collegi di riferimento, incaricati della progettazione strutturale, della direzione dei lavori e del collaudo statico. La detrazione di base è del 50% delle spese sostenute, ma aumenta (fino all’80%) se dopo i lavori si riduce il rischio sismico di una (70%) o due classi (80%).
Negli intenti del ministro Graziano Delrio, c’è la volontà di estendere nella prossima Legge di Bilancio il sismabonus anche all’edilizia residenziale. L’annuncio è arrivato nei giorni scorsi, in occasione della presentazione della ricerca di Federcasa-ISI, dal titolo “Patrimonio edilizio e rischio sismico”, nella quale emerge che il 40% degli edifici di edilizia residenziale pubblici italiani (ovvero 1.100) sono localizzati in zona sismica 1, la più a rischio, sono stati costruiti prima del 1980 e non rispondono agli attuali requisiti antisismici. Per adeguarli e garantire i migliori standard di sicurezza, servirebbero dai 360 ai 400 milioni di euro. Per raggiungere l’80% di sicurezza occorrerebbero investimenti compresi tra i 290 e i 320 milioni, mentre per arrivare almeno al 60%, il fabbisogno finanziario è stimato tra i 216 e i 240 milioni di euro.
Cifre e situazioni che hanno indotto il ministro a proporre appunto l’estensione degli incentivi al miglioramento sismico all’edilizia residenziale pubblica. “E’ necessario – ha detto Delrio – che gli italiani capiscano che utilizzando il sisma bonus, rendono più sicuro il loro patrimonio edilizio”. Ma tra gli obiettivi del Governo c’è anche quello di non avere più alcuna casa sfitta nel patrimonio residenziale pubblico entro il 2020. Oggi sono 26mila gli alloggi in cattivo stato e non utilizzabili in Italia a fronte di circa 650mila domande di alloggio popolare. Per il recupero e la riqualificazione di questi alloggi di patrimonio pubblico, “abbiamo trasferito alle Regioni 340 milioni – ha concluso il Ministro -. E’ questo il momento di fare il salto di qualità nel grande progetto di miglioramento del patrimonio residenziale nazionale”.