Riforma Professioni: il Cnappc Spiega come muoversi tra le Novità
Travagliato il percorso della riforma delle professioni. Tra i diversi obblighi degli addetti ai lavori c’è la cancellazione delle tariffe, con tutte le considerazioni in termini di parametri di riferimento e rischi per la qualità, che nei giorni scorsi hanno infiammato il dibattito politico.
Il Cnappc interviene quindi in questo panorama confuso con un vademecum che ripercorre i passi fondamentali della riforma, iniziata su iniziativa del Governo Berlusconi per attuare le indicazioni date dall’Unione Europea nel 2004. Finora l’iter di modifica degli ordini professionali si è inserito in diversi provvedimenti: il Dl 138/2011, il Dl 148/2011,la legge di stabilità 183/2011, il Dl alva Italia 201/2011 e il decreto sulle liberalizzazioni 1/2012.
Il Cnappc specifica che dal 24 gennaio sono operativi l’obbligo del contratto scritto e dell’assicurazione, introdotte dal Dl 1/2012, ma la situazione potrebbe anche cambiare con la conversione in legge. Le novità su tirocinio, formazione, organi di disciplina e pubblicità dovranno essere integrati negli ordinamenti professionali entro il 13 agosto 2012. Le società tra professionisti dovranno invece essere regolamentate entro il 12 maggio 2012.
Le misure, specifica il Cnappc, integrano e correggono, ma non stravolgono gli ordinamenti professionali. Continua infatti ad essere necessaria la laurea. Allo stesso modo, la professione di architetto mantiene la sua specificità perché, pur essendo considerata dall’Unione Europea una attività di impresa, deve salvaguardare l’interesse pubblico.
Tra i nuovi obblighi compaiono il tirocinio di 18 mesi, di cui 6 nel periodo universitario, corsi di formazione permanente, la presentazione ai clienti di una assicurazione di responsabilità e l’indicazione del livello di complessità dell’incarico all’interno del contratto, che deve essere scritto.
Le tariffe non costituiranno più un parametro di riferimento per la contrattazione. Si potranno creare società tra professionisti che, in attesa di un regolamento ad hoc, potranno rifarsi alle norme del Codice Civile.
Il Consiglio nazionale dovrà infine redigere nuove regole deontologiche, che saranno approvate dal Ministero della Giustizia e verificate dall’Antitrust.