Sabatini ter, Industria 4.0 impone la corsa
Con la nuova legge di Bilancio si esortano le PMI a presentare domande di contributi per l’acquisto di beni e macchinari in tempi rapidi.
Con la nuova legge di Bilancio si esortano le PMI a presentare domande di contributi per l’acquisto di beni e macchinari in tempi rapidi.
La rivoluzione tecnologica e l’avvento di Internet hanno profondamente mutato la storia dell’umanità, consentendo un rapido sviluppo di piattaforme digitali volte a cambiare radicalmente rispetto al passato il percorso educativo e formativo della vita di una persona.
Professionisti sul sentiero della protesta. Il “casus belli” è la normativa sui giusti compensi, dopo la pronuncia della sentenza dell’8/12/2016 n° c-532/15 della Corte di Giustizia UE, che ha affermato la legittimità in ambito europeo dei minimi tariffari inderogabili.
Dall’iniziativa degli ordini degli avvocati, architetti e ingegneri della provincia di Roma, dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, e della Consulta delle Professioni, è stato costituito nei giorni scorsi un Comitato Promotore dei Professionisti con l’obiettivo di chiedere al Governo l’introduzione di una normativa sul giusto compenso per la qualità delle prestazioni, anche attraverso la reintroduzione dei minimi tariffari inderogabili. Da quando questo limite è stato tolto, si è creato “un mercato professionale falsato – si legge nella nota che il Comitato ha pubblicato sul suo sito – e non basato su una reale tutela della concorrenza, dove si gioca al minimo ribasso dei compensi. Si dovrebbe, pertanto, ripristinare un sistema virtuoso che garantisca sia i cittadini, che devono poter usufruire sempre di servizi di prima qualità, sia i professionisti, che in gran parte hanno un reddito inferiore ai 15 mila euro lordi annui”.
Per questo motivo il Comitato ha organizzato una manifestazione di piazza che si svolgerà a Roma il 13 maggio per sostenere le istanze dei professionisti, che rappresentano il 13% del Pil italiano, in un corteo che attraverserà il centro della città. “Nei prossimi giorni saranno invitati a partecipare all’iniziativa tutti gli Ordini e Collegi Italiani che vorranno aderire alla manifestazione” conclude la nota.
Si apre uno spiraglio di luce per le imprese alle prese con i ritardati pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. Grazie ad un accordo siglato tra Abi, Associazione bancari italiani, e Ance, Associazione nazionale costruttori edili, i crediti per i lavori pubblici entrano fra quelli per cui sarà possibile attivare la procedura che consente di chiedere alle banche l’anticipazione.
Abi e Ance hanno esteso lo smobilizzo anche a questi crediti in modo che le imprese di costruzioni possano usufruire della copertura del Fondo di Garanzia delle PMI.
Lo sblocco dei crediti si inserisce in un’azione più generale che ha visto a fine maggio l’Abi e le Associazioni di impresa siglare il protocollo per agevolare lo smobilizzo di quanto vantato dalle imprese nei confronti della PA. Il protocollo prevede un plafond di 10 miliardi di ammontare minimo per le anticipazioni che le banche riconosceranno alle imprese per i crediti nei confronti della Pubblica amministrazione.
A settembre sarà disponibile la mappa delle banche che hanno aderito al protocollo.
Gli accordi siglati in questi giorni placheranno la situazione di mobilitazione delle imprese di costruzioni, che nei mesi scorsi, riunite del D-Day delle costruzioni, avevano minacciato la presentazione di una serie di decreti ingiuntivi se l’erogazione dei pagamenti non avesse avuto una svolta.
Imprese strozzate dal ritardo dei pagamenti. Secondo l’Ance arrivano a 8 mesi i tempi con cui le amministrazioni saldano i propri obblighi. Sull’argomento nei giorni scorsi è stata svolta un’interpellanza urgente alla Camera, dalla quale sono emerse le iniziative finora attuate. Ai sensi del Dpr 602/1973, il contribuente può compensare un credito d’imposta con un debito fiscale o previdenziale. Lo statuto delle imprese prevede che il Governo adotti un decreto legislativo per il recepimento della Direttiva 2011/7/Ce per la lotta al ritardo nei pagamenti. Il Decreto Cresci – Italia, inoltre, stabilisce che i creditori delle amministrazioni statali possano richiedere il pagamento in titoli di Stato.
Durante lo svolgimento dell’interrogazione, è stato annunciato che il Governo ha intenzione di estendere la portata delle norme velocizzando le procedure di pagamento. Per riuscirci si pensa a centralizzare la tesoreria, allineare competenza e cassa nel bilancio e rivedere il sistema di gestione delle fatture.
In arrivo una boccata di ossigeno per le imprese messe in crisi dal ritardo dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni. Il decreto sulle liberalizzazioni ha stanziato 5,7 miliardi a favore delle realtà imprenditoriali che, svolto un lavoro per conto di una PA, sono ancora in attesa di ricevere un compenso per le prestazioni erogate.
Rispetto al totale dei fondi stanziati, 2,7 miliardi saranno disponibili grazie a fondi speciali derivanti da residui passivi. Un miliardo, recuperato mediante la riallocazione di alcune poste contabili, sarà destinato all’estinzione dei crediti per spese relative a consumi intermedi. I restanti 2 miliardi saranno pagati attraverso i titoli di Stato.
L’assegnazione di queste obbligazioni non verrà computata nei limiti delle emissioni nette di titoli di Stato indicate dalla legge di bilancio.
Paola Mammarella
Impennata degli interventi di ristrutturazione con l’aumento della detrazione dal 36% al 50%. È la previsione che Angasia ha fatto dopo l’annuncio del probabile innalzamento degli incentivi e del tetto di spesa incentivabile fino al 2014, contenuto nel decreto urgente predisposto dal Ministro delle Infrastrutture per la ripresa e lo sviluppo. Il decreto, che contiene anche la proroga di un anno del bonus fiscale del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica, deve essere discusso in questi giorni per fare i conti con le risorse pubbliche a disposizione. Se le aspettative degli addetti ai lavori venissero confermate col varo definitivo del decreto legge, per Angaisa le ristrutturazioni aumenterebbero del 12%. In particolare verrebbero “ripescati” i grandi interventi, che solitamente sono a maggiore rischio di evasione. Tenendo conto anche delle componenti negative congiunturali, l’impatto complessivo per l’edilizia potrebbe aggirarsi sui 4 miliardi di euro.
Le ristrutturazioni edilizie implicanti la demolizione dell’edificio godono delle detrazioni del 36% solo in caso di fedele ricostruzione. Lo hanno chiarito gli esperti del Fisco rispondendo alla domanda di un contribuente che aveva chieste se fossero o meno agevolabili i lavori “innovativi”di demolizione e ricostruzione per la riqualificazione.
L’Agenzia delle Entrate, richiamando altre pronunce degli anni precedenti, ha nuovamente affermato che le detrazioni del 36% per le ristrutturazioni e quelle del 55% sugli interventi di riqualificazione energetica spettano solo nel caso in cui si rispetti la volumetria e la sagoma dell’edificio preesistente.
Di conseguenza, non potranno essere agevolati gli interventi di demolizione e ricostruzione con ampliamento volumetrico. L’ampliamento si configura infatti come nuova costruzione, mentre la detrazione si applicherà solo alle spese riferite alla parte ricostruita fedelmente all’edificio preesistente.
Sprecare energia costa meno che recuperarla. Lo mette in evidenza Aper, che spiega comela Circolare6/2011 dell’Agenzia delle Dogane, intervenuta nell’ambito della riorganizzazione del sistema di contabilizzazione e applicazione delle accise sui combustibili, abbia l’effetto di far scattare accise aggiuntive per chi evita di disperdere il calore emesso da un sistema di cogenerazione, ma lo vuole recuperare per trasmetterlo alle utenze limitrofe.
I gestori degli impianti di cogenerazione devono quindi dotarsi di sistemi di contabilizzazione per poter applicare le accise sul calore recuperato.
Aper sottolinea che quasi tutti gli impianti hanno optato per l’efficienza e il recupero. Una scelta virtuosa che si trasformerebbe in un costo aggiuntivo.
Due milioni di euro: è l’ammontare delle risorse del Fondo Sociale Europeo che la Regione Emilia-Romagna utilizza per finanziare percorsi formativi per persone non occupate che hanno assolto l’obbligo d’istruzione per rispondere al fabbisogno di nuove e qualificate professionalità.
Il bando, che corrisponde all’impegno previsto dal Patto per il Lavoro di promuovere nuova e buona occupazione, sostenendo l’innovazione del sistema produttivo e investendo sulle competenze digitali delle persone, si rivolge agli enti accreditati per la Formazione superiore che dovranno progettare le attività di formazione insieme alle imprese, organizzate in rete, sistemi e filiere, sulla base delle loro specifiche esigenze occupazionali e con l’obiettivo di inserire tempestivamente nuovi lavoratori qualificati.
Gli impegni delle imprese dovranno essere formalizzati in un Accordo di Partenariato con gli enti di formazione, pena la non ammissibilità dell’operazione.
Al temine dei corsi verrà rilasciato un attestato di qualifica professionale o di una certificazione di competenze.
“Mantenere localizzate sul nostro territorio le fasi centrali e strategiche dei cicli produttivi della nuova manifattura, o attrarre nuovi investimenti, è possibile – ha ammesso Patrizio Bianchi, assessore regionale alla Formazione e al Lavoro – se siamo in grado di garantire l’intelligenza dell’intero sistema, cioè se investiamo in competenze, ricerca e tecnologie adeguate a governare e orientare i processi produttivi di beni e servizi complessi”.
Le proposte potranno essere presentate a partire dal 6 luglio 2017 e fino a settembre 2018 e saranno oggetto di valutazione e approvate dalla Giunta regionale entro 45 giorni dalla data di presentazione.
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