ORIENTASUD – Il SALONE DELLE OPPORTUNITA’ 2022
/in Formazione, Scuola e UniversitàDa mercoledì 3 a venerdì 5 novembre 2021 si è tenuto OrientaSud, il più grande evento di orientamento dedicato ai giovani del Sud.
Un’edizione, la 22esima, in modalità completamente digitale in considerazione della situazione epidemiologica del nostro Paese e del target specifico coinvolto.
I giovani hanno potuto visitare l’area espositiva “entrando” virtualmente negli stand per raccogliere tutte le informazioni utili e richiedere un videocolloquio con i referenti per approfondimenti. Hanno inoltre partecipato a tutte le attività̀ in “aula”.
Tra i vari interventi molto interessante quello dell’INPS in materia di contratti di lavoro
“L’Inps è un ente che si occupa di tante cose. Molti di voi diventeranno clienti assicurati Inps, parte dei 23 milioni di clienti che fanno parte del 92% della forza lavoro”, dice la Dottoressa Francesca Belloni dell’INPS.
Nel workshop sono state presentate ai giovani le possibilità che possono avvenire durante il corso dell’età lavorativa delle situazioni più disparate per cui non si può percepire più un reddito
“Il tirocinio o stage non è un rapporto di lavoro ma è un periodo di orientamento e formazione. Solitamente si è inseriti o durante o dopo il rapporto scolastico, non c’è retribuzione (nessuna busta paga) e non c’è contribuzione. Ma c’è la tutela sugli infortuni”. Quando invece si viene assunti come dipendenti, quindi con un contratto di lavoro, gli obblighi previdenziali sono a carico del dato di lavoro. “A volte succede che i versamenti contributivi e gli altri oneri non sono totalmente allineati ma l’importante è che vengano versati”. Di questa tipologia di contratto fa parte l’apprendistato che è rivolto ad una fascia di popolazione giovane, dai 15 ai 29 anni, garantisce una formazione durante il periodo lavorativo ed è a tempo indeterminato (fino alla durata per legge prevista dell’apprendistato cioè dai 4 ai 5 anni). Questa tipologia prevede tutti gli obblighi contrattuali di versamento sia previdenziale, sia riguardo ammortizzatori sociale come malattia e disoccupazione.
A PADOVA STUDENTI SENZA BORSA DI STUDIO
/in Formazione, Scuola e UniversitàIl caro vita e il rialzo dei prezzi si fanno sentire anche sulla vita degli studenti universitari: soprattutto per i fuorisede può pesare tanto una vita fuori casa. E in questo scenario suona ancora più grave quanto accaduto a Padova.
Oltre 2.400 gli studenti dell’Università di Padova rimasti senza borsa di studio pur avendone diritto: lo certifica la graduatoria definitiva delle borse di studio per l’anno accademico 2022/2023.
Sono i cosiddetti idonei non beneficiari, cioè coloro che avrebbero diritto alla borsa di studio ma non la riceveranno perché la Regione non ha stanziato abbastanza fondi per coprire tutti gli studenti che vi possono accedere. La denuncia è partita dall’Unione degli Universitari di Padova.
“Non accetteremo questo grave passo indietro sul diritto allo studio: l’università non può e non deve essere accessibile solo per chi ha le risorse economiche per permettersela – spiega Domenico Amico, senatore accademico e coordinatore di Studenti Per Udu Padova -. Per molti studenti non avere la borsa equivale a lasciare gli studi, come stanno facendo già tanti studenti in altre città. Le immatricolazioni sono calate per la prima volta dopo anni in Italia, perché c’è chiaramente un problema di diritto allo studio. Solo strumenti di sostegno alla comunità studentesca possono garantire che l’università sia appannaggio di tutte e tutti, indipendentemente dal loro reddito. Non siamo disposti ad aspettare oltre: l’assessore Donazzan deve prendersi le sue responsabilità e garantire abbastanza fondi sul diritto allo studio per coprire le borse di tutti gli idonei. Siamo pronti a mobilitarci, anche in vista del 17 novembre, la Giornata nazionale degli studenti: ci troveranno pronti”.
Fonte: Corriere Università
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MUR- MATRICOLE IN CALO
/in Formazione, Scuola e UniversitàUn altro segno meno nelle immatricolazioni per l’anno accademico 2022-2023, dopo il calo del 3 per cento dello scorso anno.
Almeno a giudicare dai primi dati diffusi dal Mur – provvisori visto che sono aggiornati a dicembre – che confrontano le matricole dell’anno accademico 2022/23 con quelle del 2021/22 e del 2020/21. Rispetto a 12 mesi fa la diminuzione è del 2%, ma se il paragone lo facciamo con due anni fa supera invece il 5 per cento. E, per un paese ancora penultimo per quota di laureati nella fascia 30-34 anni, questa non è una buona notizia. Senza aumentare il flusso di chi accede a un ateneo è difficile infatti che possa aumentare quello di chi esce con in tasca la laurea.
Pur con tutti i distinguo del caso – perché all’appello mancano alcune telematiche e non è detto che ogni ateneo abbia comunicato il dato giusto – il dato complessivo è negativo. A dicembre risultano essersi immatricolati presso una delle nostre università 295.660 studenti (di cui 129.085 uomini e 166.575 donne) contro i 301.776 (di cui 169.981 maschi e 131.795 femmine) dell’anno accademico 2021/22. Il calo, come abbiamo detto, è del 2% ma diventa del 5 e passa rispetto ai 312.388 del 2020/21.
Calano anche le immatricolazoni ai corsi Stem, nonostante i ritorni occupazionali e gli incentivi degli ultimi anni. A far riflettere interviene poi un altro elemento: il calo delle immatricolazioni ai corsi Stem che – nonostante gli elevati ritorni occupazionali che li caratterizzano – tradizionalmente rappresentano un altro tallone d’Achille del nostro sistema d’istruzione superiore. Al momento risultano aver fatto questa scelta in 91.625 di cui 36.373 ragazze; dodici mesi fa, di questi tempi, avevano scelto una laurea in Scienze, Ingegneria, Tecnologia o Matematica 93.913 studenti di cui 37.076 donne. In calo ci sarebbero anche gli iscritti ai comparti letterario (dai 57.285 del 2021/22 ai 55.789 del 2021/22) e sanitario (passati nello stesso arco di tempo da 48.252 a 45.908) laddove sarebbero aumentate le immatricolazioni all’area economica, giuridica e sociale. Qui si è saliti dai 102326 del 2021 ai 102338 del 2022
Anche dal punto di vista «geografico» ci sono non pochi aggiustamenti nelle scelte degli studenti. Perde studenti Milano (eccetto lo Iulm), crescono Brescia, Bergamo, Pavia e Verona. Che condividono un relativo successo di iscrizioni con altre università più piccole sparse per l’Italia, anche nelle grandi città come Roma Tre e Tor Vergata, nella Capitale (dove crescono gli iscritti anche alla Sapienza), Partenope e Vanvitelli a Napoli. Ci sarà da capire quanto la scelta sia dettata dai costi, tra tasse universitarie e spese legate al cambio di città.
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