Imu e proventi da affitti, dal Fisco chiarimenti sulle imposte

Gli immobili affittati ad un canone concordato hanno pagato l’Imu piena. Lo ha ricordato l’Agenzia delle Entrate che ha risposto ai dubbi di un contribuente dopo il pagamento della prima rata dell’imposta municipale unica che da gennaio ha sostituito l’Ici.

La Manovra Salva Italia, in cui è contenuta la disciplina sull’Imu, ha previsto aliquote agevolate solo per l’abitazione principale di proprietà del nucleo familiare. Nella nozione non sono comprese le case in affitto, anche se si tratta dell’unico alloggio della famiglia.

Nel caso delle locazioni a canone concordato, però, il Comune a sua discrezione può deliberare una riduzione dell’aliquota. Un margine di manovra che i primi cittadini hanno giudicato a suo tempo solo apparente, tanto da suscitare un’ondata di proteste. Solo i proventi dell’Imu sulle abitazioni principali vanno nelle casse dei Comuni, mentre il gettito derivante dall’imposta sulle altre tipologie di immobili va diviso con lo Stato. Una condizione che secondo i Comuni rende difficile l’abbassamento delle aliquote.

Analizzando la situazione dal lato del proprietario che affitta un immobile, il Fisco ha chiarito che sui proventi dell’affitto è dovuta l’Irpef ordinaria con applicazione dell’aliquota marginale (dal 23% al 43%) o, per chi sceglie il regime della cedolare secca, l’imposta sostitutiva (con aliquota del 19%, in caso di canone concordato) che assorbe, oltre l’Irpef, le relative addizionali regionale e comunale, e le imposte di registro e di bollo ordinariamente dovute per la registrazione del contratto.

 

Imu e Patto di Stabilità: i Comuni chiedono più autonomia

Più elasticità nella gestione del patto di stabilità. È la richiesta avanzata da Anci Toscana. L’associazione dei comuni lamenta tagli nell’immediato, che impediscono il mantenimento di servizi, ma anche l’impossibilità di spendere i soldi presenti in cassa.

Secondo il presidente Alessandro Cosimi, così si perde una potenziale iniziativa economica di 459 milioni. Anci Toscana propone quindi di uscire dal patto di stabilità per una serie di servizi, come la manutenzione delle scuole e la gestione del rischio idraulico.

L’associazione dei comuni chiede inoltre di abolire la tesoreria unica, che fa perdere una leva economica attraverso la quale agire a sostegno delle imprese locali, e di far rimanere nelle casse comunali i proventi dell’Imu, che devono invece essere ripartiti con lo Stato.

Imu e imposte sugli immobili, per la Bce possono danneggiare il mercato

Per la BCE, Banca Centrale Europea, l’Imu, così come le altre imposte sugli immobili, potrebbero pesare sull’andamento del settore immobiliare.

Secondo la Banca Centrale Europea, pur rispondendo a esigenze di controllo del bilancio pubblico, in Paesi come Francia e Italia questa tassazione potrebbe provocare qualche difficoltà. Le imposte, infatti, si sommano ad altri provvedimenti per il risanamento dei conti pubblici, come la riduzione degli incentivi fiscali per gli interventi di riqualificazione degli edifici residenziali.

Secondo quanto riportato da fonti di agenzia di stampa, la prima tranche Imu, versata a giugno, ha fatto incassare al Tesoro 9,5 miliardi, mentre si attende un gettito annuo complessivo pari a 20,1 miliardi di euro. Sulla base di questi dati, sembra inoltre che non sarà necessario l’aumento delle aliquote, che il Governo si era riservato di effettuare a dicembre.

Per la BCE, inoltre, nei Paesi più colpiti dalla crisi l’attività potrebbe essere frenata da costi di finanziamento più elevati e da correzioni nel settore finanziario.

Imu, dal Fisco una panoramica sulle sanzioni

Chi non ha presentato la dichiarazione Imu sarà colpito con una sanzione dal 100% al 200% del tributo dovuto, conteggiato su un minimo di 51 euro. È punita invece con una sanzione più leggera la dichiarazione infedele, grazie alla quale il contribuente riesce a pagare un’imposta minore. In questo caso la multa oscillerà dal 50% al 100% della maggiore imposta dovuta.

Sono queste le spiegazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate, che ha risposto ai dubbi di alcuni contribuenti sull’imposta municipale unica.

Il Fisco ha inoltre spiegato che il ritardato pagamento prevede sanzione amministrativa pari al 30% dell’importo non versato. Con il ravvedimento operoso entro 14 giorni dalla scadenza, si pagherà invece lo 0,2% per ogni giorno di ritardo più gli interessi. Dopo il quattordicesimo giorno, ma rimenendo entro un ritardo di un mese, invece, la sanzione sale al 3%. Dopo il trentesimo giorno si sale infine al 3,75%.

 

IMU, Anci Toscana denuncia scostamento tra gettito atteso e incassato

Giorni di verifica per l’Imu. Dopo il pagamento della prima rata, gli enti locali fanno il punto della situazione sui bilanci dopo l’introduzione dell’imposta che, come deciso dalla Manovra Salva Italia dello scorso dicembre, è stata applicata anche alle abitazioni principali e ha comportato qualche cambiamento rispetto alla vecchia Ici. Secondo Anci Toscana, se a livello nazionale si registra un segno positivo, in Toscana l’Anci segnala uno scollamento tra incasso reale e stime del Ministero dell’Economia e Finanze. All’appello mancherebbe circa il 16% del gettito atteso, per un ammontare pari a circa 160 milioni di euro. Secondo il presidente di Anci Toscana, Alessandro Cosimi, si tratta di un dato preoccupante, che potrebbe costringere i Comuni ad aumentare la pressione fiscale dal mese di settembre. Per Cosimi l’Imu non va a vantaggio dei Comuni, che devono cercare di sopravvivere tra spending review, tagli diretti e indiretti e tesoreria unica.

A detta di Cosimi, lo scostamento tra gettito atteso e incassato potrebbe essere determinato sia da immobili sommersi, ma anche da sovrastime da parte del Ministero dell’Economia, che non combaciano con le proiezioni effettuate da Ifel – Anci. Tra le città considerate, Pisa, con una differenza tra atteso ed effettivo di circa 6 milioni di euro, è il capoluogo che fa registrare la differenza più alta in termini pro-capite.

IMU, Anci Toscana denuncia scostamento tra gettito atteso e incassato

Giorni di verifica per l’Imu. Dopo il pagamento della prima rata, gli enti locali fanno il punto della situazione sui bilanci dopo l’introduzione dell’imposta che, come deciso dalla Manovra Salva Italia dello scorso dicembre, è stata applicata anche alle abitazioni principali e ha comportato qualche cambiamento rispetto alla vecchia Ici. Secondo Anci Toscana, se a livello nazionale si registra un segno positivo, in Toscana l’Anci segnala uno scollamento tra incasso reale e stime del Ministero dell’Economia e Finanze. All’appello mancherebbe circa il 16% del gettito atteso, per un ammontare pari a circa 160 milioni di euro. Secondo il presidente di Anci Toscana, Alessandro Cosimi, si tratta di un dato preoccupante, che potrebbe costringere i Comuni ad aumentare la pressione fiscale dal mese di settembre. Per Cosimi l’Imu non va a vantaggio dei Comuni, che devono cercare di sopravvivere tra spending review, tagli diretti e indiretti e tesoreria unica.

A detta di Cosimi, lo scostamento tra gettito atteso e incassato potrebbe essere determinato sia da immobili sommersi, ma anche da sovrastime da parte del Ministero dell’Economia, che non combaciano con le proiezioni effettuate da Ifel – Anci. Tra le città considerate, Pisa, con una differenza tra atteso ed effettivo di circa 6 milioni di euro, è il capoluogo che fa registrare la differenza più alta in termini pro-capite.

Imposte e Edilizia : in Dirittura d’arrivo la Legge sulle Liberalizzazioni

È in dirittura d’arrivo l’approvazione del ddl sulle Liberalizzazioni, contenente diverse misure che incidono sul settore edile. Confermato il ripristino dell’imponibilità ad Iva su opzione, per le sole cessioni e locazioni di alloggi sociali, così come la possibilità, per le imprese, di separare contabilmente e fiscalmente le operazioni di cessione di abitazioni esenti da quelle imponibili ad IVA. I Comuni potranno introdurre aiuti alle imprese di costruzioni abbassando l’aliquota Imu sugli immobili invenduti. L’agevolazione, che non può avere una durata maggiore a tre anni, rappresenta una facilitazione non indifferente per il mondo imprenditoriale, che a causa della crisi e del crollo delle compravendite ha visto aumentare il numero di immobili presenti nel proprio magazzino. D’altra parte bisogna però considerare che, in base alle norme vigenti, i proventi dell’Imu vanno suddivisi tra Stato e Comune. Se un ente locale opta per l’abbassamento delle aliquote, le sue entrate diminuiranno, ma questo sarà sempre tenuto a versare la quota di competenza dello Stato. Leggi il decreto sulle liberalizzazioni

Impianti fotovoltaici sugli immobili, quando e come accatastarli

Gli immobili ospitanti centrali elettriche a pannelli fotovoltaici devono essere accertati nella categoria D/1 – opifici. Lo chiarisce l’Agenzia del Territorio con la nota 31892/2012, aggiungendo che i pannelli devono

essere inclusi nella determinazione della rendita catastale perché è grazie a loro che l’immobile acquisisce il carattere di centrale elettrica. non è importante che gli impianti siano amovibili o posizionabili in un altro luogo. Sono infatti considerati immobili tutte le parti che concorrono all’autonomia funzionale e reddituale. Per l’obbligo di accatastamento, quindi, non è importante il fatto che i pannelli possano essere più o meno facilmente spostati, quanto che siano in grado di produrre reddito.

L’obbligo di accatastamento non sussiste per gli impianti integrati o realizzati sulle aree di pertinenza di immobili censiti al catasto edilizio urbano. In questo caso, infatti, gli impianti vengono considerate pertinenze e non unità immobiliari autonome. Se l’impianto provoca un aumento del valore capitale dell’immobile dal 15% in su, diventa necessario presentare una dichiarazione per la variazione e rideterminazione della rendita catastale. L’obbligo di dichiarazione non esiste nemmeno per gli impianti di potenza nominale fino a 3 kw, potenza nominale complessiva fino a tre volte il numero delle unità immobiliari, impianti al suolo di volume inferiore a 150 metri cubi.

Impatto Ambientale: Cambiamenti

Novità nella normativa per la valutazione dell’impatto ambientale. L’Unione Europea semplifica la legislazione vigente in materia di Via. Conla Direttiva2011/92/UE sono raggruppate le direttive che, dal1985 inpoi, hanno regolato la valutazione delle conseguenze ambientali derivanti dalla realizzazione di infrastrutture e industrie.

A detta dei vertici comunitari, attualmente è importante affrontare le questioni legate all’edilizia con norme chiare e facili da applicare. È emersa in particolare l’esigenza di coordinare le procedure di autorizzazione dei progetti pubblici e privati. Nel 2010 è stato quindi avviato un processo di revisione delle norme per rafforzarne gli effetti e ridurre il peso burocratico e amministrativo delle procedure.

Il riesame e l’eventuale modifica della direttiva Via si concluderà nel 2012 con la presentazione di una proposta da parte della Commissione Europea.

Impatto Acustico e Gestione Acque Reflue, Meno Adempimenti per le PMI

In arrivo semplificazioni per le piccole e medie imprese. È entrato in vigore il 18 febbraio il DPR 227/2011, che semplifica gli adempimenti amministrativi in materia ambientale a carico delle piccole e medie imprese ai sensi del Decreto Legge 78/2010.

Lo snellimento delle procedure riguarda in primo luogo l’impatto acustico e l’autorizzazione agli scarichi. Secondo la nuova norma, nelle piccole e medie imprese, seguendo alcuni criteri gli scarichi possono essere assimilati alle acque reflue domestiche.

Il nuovo provvedimento, inoltre, prevede che le attività a bassa rumorosità non hanno l’obbligo di presentare i documenti previsti dal DPR 447/1993. Allo stesso tempo, entro i limiti prestabiliti dalla legge, la documentazione di impatto acustico può essere resa con dichiarazione sostitutiva di atto notorio.