MUR- MATRICOLE IN CALO

MUR- MATRICOLE IN CALO

Un altro segno meno nelle immatricolazioni per l’anno accademico 2022-2023, dopo il calo del 3 per cento dello scorso anno.
Almeno a giudicare dai primi dati diffusi dal Mur – provvisori visto che sono aggiornati a dicembre – che confrontano le matricole dell’anno accademico 2022/23 con quelle del 2021/22 e del 2020/21. Rispetto a 12 mesi fa la diminuzione è del 2%, ma se il paragone lo facciamo con due anni fa supera invece il 5 per cento. E, per un paese ancora penultimo per quota di laureati nella fascia 30-34 anni, questa non è una buona notizia. Senza aumentare il flusso di chi accede a un ateneo è difficile infatti che possa aumentare quello di chi esce con in tasca la laurea.
Pur con tutti i distinguo del caso – perché all’appello mancano alcune telematiche e non è detto che ogni ateneo abbia comunicato il dato giusto – il dato complessivo è negativo.  A dicembre risultano essersi immatricolati presso una delle nostre università 295.660 studenti (di cui 129.085 uomini e 166.575 donne) contro i 301.776 (di cui 169.981 maschi e 131.795 femmine) dell’anno accademico 2021/22. Il calo, come abbiamo detto, è del 2% ma diventa del 5 e passa rispetto ai 312.388 del 2020/21.
Calano anche le immatricolazoni ai corsi Stem, nonostante i ritorni occupazionali e gli incentivi degli ultimi anni. A far riflettere interviene poi un altro elemento: il calo delle immatricolazioni ai corsi Stem che – nonostante gli elevati ritorni occupazionali che li caratterizzano – tradizionalmente rappresentano un altro tallone d’Achille del nostro sistema d’istruzione superiore. Al momento risultano aver fatto questa scelta in 91.625 di cui 36.373 ragazze; dodici mesi fa, di questi tempi, avevano scelto una laurea in Scienze, Ingegneria, Tecnologia o Matematica 93.913 studenti di cui 37.076 donne. In calo ci sarebbero anche gli iscritti ai comparti letterario (dai 57.285 del 2021/22 ai 55.789 del 2021/22) e sanitario (passati nello stesso arco di tempo da 48.252 a 45.908) laddove sarebbero aumentate le immatricolazioni all’area economica, giuridica e sociale. Qui si è saliti dai 102326 del 2021 ai 102338 del 2022
Anche dal punto di vista «geografico» ci sono non pochi aggiustamenti nelle scelte degli studenti. Perde studenti Milano (eccetto lo Iulm), crescono Brescia, Bergamo, Pavia e Verona. Che condividono un relativo successo di iscrizioni con altre università più piccole sparse per l’Italia, anche nelle grandi città come Roma Tre e Tor Vergata, nella Capitale (dove crescono gli iscritti anche alla Sapienza), Partenope e Vanvitelli a Napoli. Ci sarà da capire quanto la scelta sia dettata dai costi, tra tasse universitarie e spese legate al cambio di città.

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Mondo 4.0: una sfida da vincere con la formazione

Mondo 4.0, una sfida da vincere con la formazione

In un convegno di Confassociazioni si è parlato delle conseguenze della quarta rivoluzione industriale. Per affrontare la quale la chiave è la formazione

L’arrivo di un vero e proprio tsunami digitale, che toccherà tutti i contesti economici e sociali, e alcune stime Istat, ricordate dal presidente di Confassociazioni Angelo Deiana, che dicono che almeno nove milioni di lavoratori potrebbero essere sostituiti nei prossimi 7-10 anni dalle macchine: su questo complesso orizzonte della quarta rivoluzione industriale si è sviluppata nei giorni scorsi la conferenza annuale di Confassociazioni (Confederazione associazioni professionali), tenutasi a Roma e dal titolo «Lavoro 4.0: quali scenari, quali prospettive». E’ emersa, durante i lavori, netta l’esigenza di un investimento importante sulla formazione dei lavoratori, e non solo di quelli che hanno già perso il posto, e sulla formazione nelle nuove tecnologie. “Oggi per esempio – ha aggiunto Deiana – possiamo trasformare il tempo improduttivo utilizzato da chi naviga in rete, con meccanismi formativi, proprio grazie alle nuove logiche fornite dal mondo 4.0”.

Che il tema sia davvero rivoluzionario lo conferma anche l’intervento di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, secondo la quale “questa rivoluzione 4.0 è talmente unica da indurre gli esperti a dire
che per coloro che sono entrati nel mondo del lavoro in epoca pre-digitale non ci sarà un futuro nel nuovo mondo 4.0. Diventa fondamentale che una consistente parte dei lavoratori entri da subito nel processo di formazione in nuove tecnologie».

Anche la politica dovrà fare la sua parte, e la consapevolezza emerge dall’intervento del ministro del lavoro, Giuliano Poletti, che ha messo in luce l’aspetto positivo della questione: «Dobbiamo considerare l’avvento del 4.0 non come una crisi, ma come un cambiamento della società e non solo del mondo del lavoro. Bisogna saper governare i processi, ma abbiamo una grande opportunità e le imprese che sapranno innovare vedranno crescere il proprio ruolo nel mercato». Per cavalcare le sfide del mondo 4.0 – reti iperconnesse, mondo dei social media, mobilità accelerata e cybersecurity – sarà allora necessario individuare opportunità, trend evolutivi, smart working, competenze digitali e politiche attive per i giovani e per le donne, “puntando due caratteristiche vincenti – ha ricordato Deiana – la proattività e la resilienza”.

Mise: pubblicato il primo elenco dei soggetti accreditati alla formazione dei certificatori energetici

Congratulazioni ai collegi dei geometri di Salerno e di Arezzo.

In data 14/03/2014 Il MISE – Ministero dello Sviluppo Economico – ha pubblicato all’interno del Portale istituzionale l’elenco dei primi 18 Enti autorizzati alla formazione dei Certificatori Energetici in base alle Linee Guida Nazionali (DPR 75/2013 e s.m.i).

Il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati di Salerno e il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati di Arezzo, sono stati tra i primi ad essere accreditati in collaborazione con Beta Formazione S.r.l. per quanto riguarda l’erogazione di questa tipologia di corsi sia in aula che on line.

Il percorso formativo, sviluppato sin dall’inizio secondo i corretti dettami Ministeriali e pari a 64 ore di formazione, è in fase di integrazione con le ulteriori 16 ore richieste successivamente dal MISE. Per quanto riguarda l’aula, a breve verranno integrati i calendari; in merito alle tipologie FAD, sono in fase di produzione, da parte di Beta Formazione, le ulteriori ore integrative. Al termine delle integrazioni previste, saranno fissate le date di esame.

Ad oggi, sono in fase di valutazione anche i percorsi formativi degli altri Enti attuatori che hanno scelto Beta per collaborare. Tutti noi siamo certi che i lavori che vengono svolti in maniera corretta e professionale, paghino sempre.

Beta ringrazia tutti i suoi iscritti della fiducia riposta e si congratula nuovamente per il successo di questi due Enti Collaboratori, Collegio dei Geometri di Arezzo e Collegio dei Geometri di Salerno.

Mancata apertura registro grandi impianti fotovoltaici, il Gse spiega gli effetti

Chiarimenti in arrivo per il fotovoltaico. Dal momento che ha destato qualche preoccupazione la notizia della mancata apertura del registro grandi impianti per il secondo semestre 2012, il Gse è intervenuto per spiegare qualche punto. Continua a leggere

L'utilizzo della termografia in edilizia: risparmio energetico e interventi di riqualificazione

La termografia nel campo edile è uno strumento accurato e ideale nell’esecuzione di diverse verifiche, il suo utilizzo è variegato e plurimo e non mancano nuovi modi di applicazione che si vanno a sommare a quelli già esistenti.

Questa tecnica consiste in una fotografia termica di un edificio, o di alcune sue componenti, effettuata con particolari macchine ad infrarossi, capaci di evidenziare le radiazioni termiche dello stesso, invisibili all’occhio umano. Si tratta di una tecnica sempre più utilizzata, in quanto offre misurazioni dettagliate ed attendibili, con un dispendio monetario relativamente basso. Inoltre, l’utilizzo della termografia, non rende necessari interventi invasivi sulle strutture, come scavi e analisi strutturali.

In Italia l’uso della termografia sta prendendo sempre più piede e sembra rappresentare il punto di svolta per una riqualificazione energetica sempre più urgente. L’utilizzo di questa tecnica in edilizia è maggiormente diffuso per:

  • ricercare guasti e verificare lo stato di conservazione degli immobili
  • eseguire diagnosi energetiche.

La ricerca di guasti e gli interventi di riqualificazione

La  tecnica termografica è utilizzata per ricercare facilmente le perdite esistenti negli impianti idraulici, anche se gli stessi sono incassati nella muratura o sotto la pavimentazione. Attraverso l’uso delle telecamere termiche è possibile rilevare eventuali perdite sconosciute o seguire il percorso delle tubazioni, qualora non se ne conosca la direzione.

Allo stesso modo possiamo individuare eventuali problemi di infiltrazioni d’acqua o rilevare il distaccamento dell’intonaco in condizioni di particolare umidità sospetta. In questo modo, tramite l’utilizzo della termografia, siamo in grado di eseguire una diagnosi tempestiva e di pianificare una serie di doverosi e mirati interventi di riqualificazione, volti a ripristinare le condizioni ottimali e ad eliminare il disagio per gli utenti.

La termografia e il risparmio energetico

La  tecnica termografica è sempre più utilizzata per verificare lo stato di isolamento delle abitazioni, l’eventuale presenza di ponti termici potenzialmente dannosi, per individuare
eventuali anomalie di costruzione o infiltrazioni a livello di infissi e finestre. Attraverso l’individuazione delle pecche della nostra abitazione possiamo intervenire in maniera mirata, con l’obiettivo di un risparmio energetico ed economico.

architetti

L’ordine degli architetti (CNAPPC) a sostegno dell’UNI

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori è ufficialmente socio sostenitore dell’UNI, l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione

L’ITER SEMPLIFICATO DI CONNESSIONE DEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI

A cura di Ing. Mastrandrea Angela.

Con questo articolo vogliamo approfondire una tematica spesso ostica: l’iter di allaccio degli impianti fotovoltaici.

In particolare oggi ci occupiamo di una importante semplificazione che interessa gli impianti che soddisfano determinati requisiti, il cosiddetto ITER SPEMPLIFICATO

L’iter semplificato per la connessione di impianti fotovoltaici è in vigore dal 22 novembre 2015.

La procedura semplificata non vale per tutti gli impianti di nuova installazione, ma può essere applicata solo in alcuni casi.

ECCO I REQUISITI CHE DEVE POSSEDERE L’IMPIANTO FOTOVOLTAICO

  • Deve venir installato presso utenti finali che già dispongono un’utenza elettrica attiva in bassa tensione.
  • L’impianto fotovoltaico da realizzare deve avere una taglia con potenza inferiore o uguale alla potenza già disponibile in prelievo per l’utenza esistente.
  • L’impianto fotovoltaico che si desidera installare, inoltre, non deve avere una taglia che in potenza nominale risulti superiore ai 20 kWp;
  • Contestualmente alla richiesta di installazione, per l’impianto in questione deve venir fatta anche domanda al GSE per l’allacciamento in rete con il regime del cosiddetto “Scambio Sul Posto”;
  • L’impianto andrà tassativamente installato sulla copertura dell’edificio che andrà a servire, secondo le modalità specifiche di cui all’articolo 7-bis, comma 5, del decreto legislativo n. 28 del 2011. Ovvero, utilizzando pannelli che siano collocati in aderenza al tetto o addirittura integrati allo stesso.
  • Sullo stesso punto di prelievo e connessi alla medesima utenza elettrica non dovrà esserci nessun altro impianto di produzione di energia elettrica.
  • L’area su cui sorge l’abitazione non deve essere soggetta a vincolo di nessuna natura.

on line, basata sostanzialmente sulla compilazione del cosiddetto Modello Unico, reperibile sul sito del gestore di rete. Questo a sua volta è costituito da due parti. La PARTE I riporta tutti dati che vanno forniti al gestore prima di dare inizio ai lavori e quindi va compilata immediatamente nel momento in cui si decide di installare un impianto fotovoltaico sul tetto della propria abitazione. La PARTE II, invece, va compilata ed inviata al termine dei lavori e serve a completare la procedura già avviata con la PARTE I. Entrambe le parti del Modello Unico vanno compilate e sottoscritte a cura del soggetto richiedente e poi trasmesse on line al gestore di rete competente.

Alla prima parte del modulo, contenente per lo più i dati anagrafici del compilatore, nonché notizie circa l’immobile su cui andrà installato l’impianto, è necessario allegare copia del documento di identità del richiedente ed uno Schema elettrico unifilare dell’impianto, che sia redatto e firmato a cura di un progettista o tecnico abilitato. Inviando questa prima parte del modulo non è necessario comunque effettuare alcun versamento.

Entro 20 giorni lavorativi dall’invio della PARTE I del Modello Unico, infatti, il gestore è tenuto ad effettuare tutte le verifiche del caso, controllando anche il tipo di lavori di connessione che effettivamente sarà necessario effettuare per la connessione e messa in esercizio dell’impianto in oggetto. Se non sussistono criticità sulla linea elettrica indicata, l’iter semplificato viene effettivamente avviato senza problemi. Ma fate attenzione perché, anche in questi frangenti, è possibile che E-Distribuzione (o chi per esso) richieda l’esecuzione di lavori di rete in modo da poter effettivamente allacciare l’impianto.

Qualora si rendano necessari lavori di rete, il gestore entro i 20 giorni suddetti ne darà comunicazione al “soggetto richiedente”, che dal canto suo dovrà confermare l’accettazione del preventivo fornitogli dal gestore, pagando subito il 30% dei costi previsti per dar seguito al tutto.

L’utente, con questa prima parte della procedura, viene di fatto sollevato dalle altre formalità e comunicazioni, che un tempo erano necessarie e può a tutti gli effetti dare avvio all’installazione del proprio impianto (compresa quella al Comune).

A questo punto, con l’iter semplificato,la palla passa al gestore di rete che, tramite PEC, deve:

  • provvedere ad inviare copia della PARTE I del Modello Unico al Comune;
  • inviare copia del Modello Unico al GSE;
  • caricare i dati dell’impianto sul portale Gaudì di Terna;
  • addebitare al soggetto richiedente gli oneri per la connessione. Normalmente si tratta di un centinaio d’euro più IVA e l’addebito avviene in automatico, poiché sul Modello Unico il richiedente è tenuto ad indica il suo IBAN, preautorizzando il gestore al prelievo della quota necessaria alla connessione. In ogni caso, è possibile conoscere a priori l’ammontare preciso di tale quota, che viene chiaramente indicata nel sito web del gestore di rete;
  • inviare copia di tutte le ricevute delle suddette trasmissioni al richiedente;
  • ed infine, qualora ne ricorrano le condizioni, sempre tramite PEC deve inviare i dati dell’impianto anche alla Regione.

Fatte le suddette comunicazioni il gestore di rete deve mettere a disposizione del richiedente il “Regolamento di esercizio”. Si tratta di un documento che in gran parte viene fornito già precompilato e che il richiedente deve sottoscrivere dopo averlo completato nei campi e negli allegati richiesti.

In genere le informazioni necessarie sono inerenti le caratteristiche dell’impianto fotovoltaico come effettivamente realizzato.
Gli allegati, invece, normalmente, sono:

  • la dichiarazione di conformità dell’impianto fotovoltaico rilasciata dall’installatore (ai sensi del M. 22/01/08, n. 37);
  • la dichiarazione di conformità di tutti i vari componenti installati (inverter, sistemi di protezione di interfaccia…) rilasciata dagli enti accreditati ed attestanti la conformità dei dispositivi alla norma CEI 0-21;
  • il test report, o rapporto di prova sul campo, inerente gli inverter installati o le protezioni esterne di rete (i cosiddetti SPI, ovvero sistemi di protezione di interfaccia);
  • lo schema elettrico unifilare dell’impianto così come effettivamente realizzato.

Una volta che sono stati portati a termine tutti i lavori necessari alla realizzazione ed installazione dell’impianto, il soggetto richiedente dovrà trasmette al gestore di rete la PARTE II del Modello Unico e il regolamento di esercizio sottoscritto. In questo modo l’utente dichiara di aver preso visione e di accettare le clausole presenti nel contratto per l’erogazione del servizio di scambio sul posto, fornito dal GSE e inoltrato al richiedente tramite il gestore di rete.

Il gestore di rete controllati i documenti, se non riscontra la presenza di errori o anomalie, nel giro di 10 giorni al massimo procede all’attivazione dell’impianto di produzione e lo fa recandosi, previo appuntamento,sul luogo in cui è stato realizzato l’impianto. In tale frangente, i tecnici installano il contatore di produzione e riprogrammano quello già esistente di scambio, in modo tale che contabilizzi il flusso di energia in prelievo ed anche quello in immissione. A questo punto tutto è pronto e l’impianto fotovoltaico viene messo in funzione.
Subito dopo è ancora il gestore di rete che deve provvedere:

  • ad inviare copia della PARTE II del Modello Unico al Comune, sempre tramite PEC;
  • inviare copia anche al GSE, in modo da perfezionare la richiesta del servizio di scambio sul posto;
  • comunicare tramite il portale Gaudì l’avvenuta entrata in esercizio dell’impianto, validandone i dati definitivi;
  • inviare copia di tutte le suddette ricevute di trasmissione al soggetto richiedente, che è tenuto a conservarle.

 

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Limiti di capitale nelle società di progettazione, l’Oice fa il punto della situazione

Secondo il Presidente dell’Oice Gabriele Giacobazzi i progettisti dovrebbero avere una visione più imprenditoriale del loro ruolo. Secondo indiscrezioni di stampa, la libertà di impresa è un principio irrinunciabile, quindi non si può pretendere di limitare il contributo di capitale nelle società di progettazione. Gli ordini professionali, secondo Giacobazzi, dovrebbero essere più aperti verso le società di progettazione, la cui attività dovrebbe essere assimilata a quella di impresa, anche se rimangono alcuni nodi aperti, come le forme societarie o la responsabilità personale.
Per Giacobazzi, l’opposizione che gli ordini opposero alla Legge Merloni contribuì alla disgregazione della centralità del progetto e fece in modo che le imprese di costruzione si riappropriassero di alcune parti del processo progettuale. Tra gli aspetti da considerare per ottenere il quadro completo della situazione c’è anche la dimensione ridotta dei progettisti italiani, con le sue ripercussioni sul mercato internazionale. Approfondisci l’argomento su : OICE: no a limiti di capitale nelle Società di progettazione