Rinnovabili: la Corte dei Conti evidenzia poco coordinamento

Maggiore cooperazione nel settore delle rinnovabili. È il monito della Corte dei Conti per regolare meglio un ambito in cui esiste la competenza concorrente tra Stato e Regioni, che comunque devono conformarsi agli obblighi fissati dall’Unione Europea.

Secondo la relazione della Corte, sembra disomogenea la disciplina regionale, con la presenza di procedure spesso molto diverse tra loro.

Allo stesso tempo è stata rilevata una difficoltà dell’autorità centrale, che non riesce a svolgere azioni di raccordo concrete. A detta della Corte diventa quindi necessaria una maggiore concertazione.

La Corte dei Conti evidenzia inoltre come, nonostante i fondi europei siano aumentati rispetto alle precedenti programmazioni, si continua a riscontrare un ritardo nell’attuazione degli interventi. Allo stesso tempo, i controlli sembrano spesso inadeguati e limitati alla regolarità della documentazione più che a valutazioni sull’efficacia degli interventi realizzati.

Rinnovabili, il Burden Sharing fissa i compiti delle Regioni

Le Regioni devono collaborare al raggiungimento degli obiettivi del 20-20-20. È il principio del “burden sharing” che definisce in che modo gli enti locali dovranno aumentare la loro produzione di energia da fonti rinnovabili.

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Rinnovabili: fissati i criteri per verificare il raggiungimento degli obiettivi UE

Approvata la metodologia per verificare il raggiungimento degli obiettivi europei del 20-20-20. È stato pubblicato di recente un decreto ministeriale che attua il Decreto legislativo 28/2011 per il recepimento della normativa europea e il raggiungimento dell’obiettivo comunitario in base al quale, entro il 2020, il 17% dell’energia elettrica dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili.

Il decreto fissa la metodologia per il calcolo della quota di energia da fonti rinnovabili per il riscaldamento e raffrescamento sul consumo finale e della quota di rinnovabili nei trasporti.

I dati saranno raccolti dal Gse e usati per l’elaborazione del Bilancio energetico nazionale.

Rinnovabili: Continuano gli investimenti nel Fotovoltaico

Triplicano gli impianti fotovoltaici industriali, mentre raddoppiano quelli su condomini, terziario e piccole imprese. Lo sostiene uno studio di Fondazione Impresa, che ha rilevato tra il 2010 e il 2011 un incremento degli impianti che beneficiano delle tariffe incentivanti del Quarto Conto Energia.

In media ci sono 5,3 impianti ogni mille abitanti. Uno su due è situato su condomini e piccoli edifici. Il 33,7% del totale è costituito da impianti monofamiliare.La potenza installata proviene all’86,6% da impianti industriali, all’11,0% da impianti su condomini, terziario e piccole imprese e al 2,4% da quelli monofamiliari.

In generale, è stato rilevato che la maggior parte degli impianti è di piccola taglia, mentre negli ultimi anni sono aumentati maggiormente quelli di piccola taglia.

Dal punto di vista territoriale, le regioni leader come numero di impianti presenti sono Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, mentre èla Pugliaa detenere il record per la maggiore potenza installata.

Rinnovabili: Assosolare punta a ridefinire gli obiettivi

Piano d’azione nazionale per il raggiungimento degli obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili obsoleto. Così Assosolare, che ha espresso le sue considerazioni sul decreto sul burden sharing recentemente approvato, in base al quale le Regioni dovranno contribuire a ridurre le emissioni e aumentare l’utilizzo di fonti alternative di energia.
Il presidente di Assosolare Gianni Chianetta pensa che sia importante la programmazione regionale tarata sulle specificità e potenzialità territoriali, con step intermedi da monitorare.
Per Chianetta, però, basarsi sugli obiettivi del Pan, piano di azione nazionale, è un errore perché non sarebbe aggiornato con i risultati raggiunti dal fotovoltaico.
Assosolare suggerisce quindi di correlare la definizione del burden sharing alla strategia energetica nazionale, in modo che il decreto non si trasformi solo in un adempimento normativo per il recepimento delle norme comunitarie.

Rilasciamo i CFP fino a 6 categorie professionali

Beta Formazione è ad oggi l’ente in Italia autorizzato al rilascio dei Crediti Formativi Professionali (CFP) a 6 categorie professionali: è doveroso dunque ringraziare i professionisti di tutto il territorio nazionale per la fiducia accordata e che ha consentito il raggiungimento di questo traguardo.

Il 29 luglio 2015, presso le aule di Beta Formazione, si sono svolti gli esami in merito alla norma 16247 che impone agli Esperti in Gestione dell’Energia (EGE) l’obbligo di aggiornarsi entro luglio 2016.
I clienti professionisti provenienti da tutta Italia, dopo aver fruito (in e-learning) le lezioni integrative riguardanti la suddetta norma, hanno già ottenuto il rilascio del Certificato di Qualità ai sensi della ISO 17024 da un Organismo di Certificazione super partes.

L’attenzione costante al mondo della formazione e l’impegno in una ricerca continua di varie soluzioni, poi concretizzate negli anni, rappresentano per Beta Formazione il patrimonio aziendale.
In particolar modo, la fiducia incessante di tutti i clienti, ci induce e sprona a proseguire a lavorare con tenacia e passione: con la volontà non solo di garantire sempre la qualità del servizio, ma di proporre ancora altre novità nei prossimi mesi.

Stefania Valtancoli

Rilancio edilizia, chiesto finanziamento a piccole opere

ediliziaAzioni per il rilancio degli investimenti infrastrutturali in opere medio-piccole, non comprese nel programma della legge obiettivo. È la richiesta avanzata dalla deputata Pd Mariani in una recente interrogazione alla Camera. Il sottosegretario Improta ha ricordato che con le delibere CIPE del 6 dicembre 2011 e del 20 gennaio 2012 si è data integrale copertura al Piano delle piccole e medie opere nel Mezzogiorno, per un valore globale di 413 milioni di euro. Il Comitato, inoltre, nell’ambito del Piano nazionale di edilizia abitativa, si è espresso sugli schemi di accordi di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le Regioni Calabria, Abruzzo e Lazio, per un importo di circa 200 milioni di euro, tra investimenti pubblici e privati. Sono stati inoltre sbloccati 556 milioni di euro per l’edilizia scolastica. Nell’ambito del contrasto al rischio idrogeologico, il Ministero dell’ambiente, tra il 2010 e il 2011, ha sottoscritto con le Regioni Accordi di programma finalizzati all’individuazione, finanziamento ed attuazione di oltre 1600 interventi di difesa del suolo, cui sono destinati 386 milioni di euro a valere sui fondi di bilancio del Ministero dell’ambiente, 680 milioni di euro a carico della programmazione regionale del Fondo per lo sviluppo e la coesione del Mezzogiorno, nonché 130 milioni di euro, confermati per le Regioni del Centro Nord.
Obiettivi positivi per la deputata Mariani, che si scontrano però con alcune criticità, come il mancato allentamento del patto di stabilità interno, che inibisce la spesa degli enti locali .

rigenerazione urbana

Rigenerazione Urbana, tutto quello che c’è da sapere sulle nuove norme

Rigenerazione urbana, in arrivo un nuovo fondo di 500 milioni di euro legato a nuovi progetti, studi di fattibilità e lavori di pubblico interesse.

Il ddl messo in discussione il 21/10/2020 prevede un rilancio delle aree urbane, e un riuso delle aree già urbanizzate, il contenimento dell’utilizzo del suolo e la riduzione dei consumi.

Il tutto contenuto all’interno di un Piano Nazionale di Rigenerazione Urbana che dovrà essere gestito e programmato dai Comuni, che avranno la facoltà di elaborare un piano di rigenerazione urbana comunale.

Qualora i comuni non abbiano a disposizione il budget necessario a tentare il processo di rigenerazione, allora potranno richiedere di partecipare ad un concorso di idee o concorso di progettazione.

I concorsi vengono articolati nel seguente modo :

  • Livello: idee e progetti
  • Livello: elaborazione del progetto

Chi vincerà il primo livello, quindi presentando l’idea progettuale più interessante potrà presentare la modalità operativa secondo cui elaborare il progetto. A costui sarà corrisposto un premio pari alle prestazioni richieste dal bando.

 

Il fondo di 500 milioni previsto avrà corso fino al 2039 e sarà anche a disposizione delle Regioni che vogliono partecipare a progetti di rigenerazione urbana.

Tali risorse economiche saranno finalizzate a:

  • Rimborso spese di progettazione per realizzazione opere di rogenerazione previsit nei piani urbani comunali
  • Finanziamento studi di fattibilità per progetti legati ad interventi di rigenerazione urbana
  • Finanziamento opere ed interventi per servizi pubblici atti allo scopo di rigenerazione urbana
  • Finanziamento per le spese legate alla demolizione di operee incongrue al programma di rigenerazione
  • Finanziamento ristrutturazione del patrimonio immobiliare pubblico

Al fine di adottare il programma di rigenerazione le Regioni dovranno lavorare sul recupero e riconteggio delle volumetrie dei beni pubblici, dovranno censirli e ricollocarli.

Ai comuni invece spetterà individuare gli ambiti urbani sui quali poter attuare un progetto di rigenerazione.

 

Deroghe previste e semplificazioni amministrative

Il ddl sulla rigenerazione prevede deroghe per altezze massime consentite dal DM 1444/1968 di gruppi di edifici interessati dal programma, altresì saranno consentite deroghe a distanze minime previste nel caso di gruppi di edifici che rientrano in progetto privilegiato.

Chi controllerà il lavoro?

E’ stato istituito un organo che sarà rappresentato da alcuni membri del Ministero dell’ambiente, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero dei beni e attività culturali, del Ministero dell’economia e finanza e delle Regioni e Province autonome.

Rigenerazione urbana sostenibile: verso una proposta di riforma

Lo ha annunciato il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori

All’interno di un convegno internazionale che si è svolto nei giorni scorsi a Padova, il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) ha annunciato che nel corso dell’autunno – durante un evento in programma a Roma – presenterà ufficialmente al Governo le proprie proposte per una riforma legislativa in tema di rigenerazione urbana sostenibile.

L’obiettivo è trovare soluzioni urbanistiche in grado di modificare un modello di sviluppo ritenuto ormai anacronistico, grazie alla leva del riuso: per trasformare le nostre città dal punto di vista della sostenibilità ambientale, sociale ed economico, il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori ha infatti dedicato il convegno padovano allo studio di alcune esperienze europee all’avanguardia in quest’ambito (da Amburgo a Essen, da Lubiana a Nantes fino a Bristol), evidenziando come queste città abbiano avviato processi virtuosi, rinnovando al tempo stesso il proprio impegno a livello progettuale.

Senza la ripresa dell’edilizia il Paese non può ripartire – sostiene in sintesi il CNAPPC – ma la ripresa deve avvenire sulla base di strategie nuove, capaci di coniugare riqualificazione, sviluppo locale e coesione sociale: queste sono le parole chiave su cui si baseranno le proposte del Consiglio per una riforma legislativa del settore.

Riforma professioni: proposta holding per orientarsi nel nuovo sistema

Dopo il decreto sulle liberalizzazioni, le competenze professionali diventano servizi da vendere sul mercato. Tra i numerosi commenti rilasciati dalle diverse categorie sulla riforma delle professioni, spicca quella dell’Unione italiana commercialisti, che lancia una proposta replicabile in tutte le categorie professionali.

Secondo l’Unione, ogni professione dovrebbe elaborare progetti strategici per coinvolgere i professionisti. Per ogni progetto si dovrebbe costituire una società. A monte, una holding promossa e partecipata dall’ente di previdenza, associazioni rappresentative e consiglio nazionale, con partecipazioni nelle società tra professionisti, e organismi di rappresentanza a delineare gli indirizzi strategici.

In questo modo si potrebbe creare un modello operativo che dovrebbe consentire ai professionisti di mantenere la redditività delle proprie attività.