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Blockchain: una soluzione condivisa tra pubblico e privato per una maggiore efficienza nel mercato del lavoro

Di Dott. Giuseppe Miceli

Dopo alcuni anni vissuti di “luce riflessa” ecco che la tecnologia capace di generare i protocolli informatici che, a loro volta, muovono le criptovalute, dapprima sono entrate prepotentemente nei più avvincenti dibattiti giuridico-dottrinali, per poi assurgere al centro di innovativi progetti molti dei quali ad alto contenuto sociale. Stiamo parlano proprio della tecnologia blockchain.

All’interno della blockchain, ovvero della “catena di blocchi”, ogni blocco contiene una serie di operazioni e il nominativo – o lo pseudonimo – del soggetto che le compie, ogni nuovo blocco (insieme di operazioni) risulta essere collegato al suo precedente, formando quella catena dei blocchi. L’ultimo blocco al termine delle maglie della catena è temporalmente posteriore ad ogni blocco che precede, insomma una immane banca dati decentralizzata e distribuita, basata sulla rete peer to peerIn pratica, i dati piuttosto che essere contenuti in unico grande server centrale, sono condivisi in rete dagli utenti. Tale sistema comporta che chiunque all’interno della rete possa accedere ai dati senza dover ottenere specifico “permesso” a differenza di quanto avviene nei casi in cui i dati risultino archiviati in un server centrale il cui gestore è l’unico a poter rilasciare “permessi” e “autorizzazioni”. In questo modo, l’intera rete di utenti è, al tempo stesso, controllata e controllore, senza dipendere da alcuna entità di controllo centrale, ogni eventuale modifica non può essere effettuate da un singolo “nodo” bensì tramite un meccanismo di votazione ed approvazione a maggioranza.

Ecco perché, in considerazione della particolare procedura di salvataggio e consultazione dei dati, sono in tanti ad attribuire alla blockchain il carattere della “democraticità”.

In virtù del “principio secondo il quale le questioni giuridiche riguardanti internet devono essere regolate applicando il diritto vigente in settori analoghi, premessi, se necessari, gli opportuni adattamenti alle peculiarità della Rete”(A. Gili, Abuso del diritto di cronaca e diffamazione online) si può  sostenere che la blockchain possa – quantomeno – essere paragonata a un innovativo libro mastro. Di certo, blockchain costituisce un registro digitale unico, continuamente alimentato per effetto del susseguirsi dei nodi del sistema distribuito, pubblicamente consultabile – anche se soltanto limitatamente agli utenti che aderiscono a quello specifico circuito – permanente e resistente ad alterazioni.

I vantaggi e le potenzialità che possono maturare per effetto di un sempre più massiccio impiego della blockchain sono sin troppo evidenti, prova ne sia l’impegno di molte imprese private e la sperimentazione che sta impegnando la nostra Pubblica Amministrazione e quella di molti altri partner europei.

Sul fronte dell’imprenditoria privata, si registra l’iniziativa recentemente annunciata dal dottor Benedetto Pirrone – presidente di BetaFormazione – e da Martina Dall’Olio – presidente di BetaImprese – che vedrebbe le due aziende leader nell’ambito della formazione e consulenza professionale impegnate in un progetto che potrà consentire di tracciare i percorsi qualificanti e abilitanti realizzati dai professionisti iscritti ai corsi e di documentare il costante aggiornamento di tali titoli professionali.

Per quanto riguarda invece la P.A., particolarmente interessante risulta essere il progetto di ricerca interdisciplinare CNEL – Università Roma Tre, coordinato dalla professoressa Silvia CiucciovinoAlessandro Toscano e Michele Faioli su blockchain e politiche attive del lavoro, sostenuto da Anpal e che punta a realizzare l’interconnessione delle banche dati dei diversi enti nazionali che operano per le politiche del lavoro (Ministero del lavoro, Miur, Anpal, Inps, Inail, Inapp, Regioni e Provincie autonome e Centri per l’impiego).

Un progetto innovativo quanto ambizioso che sarà in grado di rivoluzionare il mercato del lavoro arricchendolo di un enorme database decentralizzato che dovrà contenere i cosiddetti “fascicoli elettronici” di ciascun lavoratore, in ognuno dei quali sarà riportato il percorso formativo del lavoratore stesso, i periodi lavorativi, gli ammortizzatori sociali di cui avrà fruito e la sua posizione contributiva. Insomma, una soluzione rivoluzionaria che è destinata a risolvere – finalmente – i problemi che impediscono il corretto funzionamento del mercato del lavoro e delle politiche attive del lavoro.